sabato 25 maggio 2013

SPECIALITA' NAZIONALE: MI CACCIO NEI GUAI E NE ESCO DA IDIOTA


post — 23 maggio 2013 at 15:10

Legambiente e Pro Natura: cantiere a rischio frana per scelta





TYP-459827-4764202-crinale_chiomonte_gdi Andrea Doi – Nuovasocieta.it Un’enorme frana rischia di abbattersi sul cantiere della Maddalena di Chiomonte. A denunciare la situazione grave sono le associazione ambientaliste di Legambiente e Pro Natura, che hanno presentato un esposto alle Procure di Torino e di Roma includendo tra i destinatari i Carabinieri del Noe, la Corte dei Conti e l’Arpa.
Infatti questa frana, già presente, non è stata messa in sicurezza attraverso le reti paramassi, come previsto dalla legge. E quindi le vibrazioni prodotte dagli scavi del cantiere potrebbero far precipitare «massi di dimensioni paria due-tre grosse abitazioni».
«Il rischio di caduta massi è stato calcolato – spiega Silvio Durante ambientalista del movimento No Tav – soltanto fino ai 750 metri, e non tra 750 e 900 metri, dove si trovano enormi massi».
«Del rischio idrogeologico è stata studiata – aggiunge Durante – solo la parte idrica e delle reti paramassi è stato fatto soltanto lo studio e non la posa».
«Le vibrazioni prodotte dai lavori del cantiere potrebbero modificare i movimenti delle rocce di una frana già censita dalla Regione – spiega Mario Cavargna presidente di Pro Natura Torino che ha anche aggiunto – nel quartiere c’è una completa acquiescenza, non ci sono controlli in sostanza non c’è differenza tra la Val Clarea e il caso Thyssen».
Ora spetterà alla magistratura dare la risposta agli esposti degli ambientalisti e verificare effettivamente le condizioni di sicurezza del cantiere Tav anche perché come concludono dal movimento il rischio è altissimo sia per gli operai che per le forze dell’ordine presenti alla Maddalena.
MASSI CICLOPICI TAGLIANO LA STRADA DEL MELEZET


La frana del Melezet: i massi hanno distrutto il vecchio ristorante della Scala.
Centocinquanta metri cubi di massi ciclopici sono piombati sulla strada provinciale di Melezet venerdì 21 maggio 2010, tra le 19 e le 20,30. Una tragedia sfiorata: in quel momento non transitava nessuno. La violenza è stata inaudita. I massi rotolati sulla strada e dintorni si sono staccati da una vasta porzione di roccia, sita molto in alto tra le rocce del Rouas e la cava di gesso. Naturalmente scendendo così rovinosamente hanno tranciato di netto tutte le potenti reti di protezione, sistemate nel 2006 nel corso di lavori di contenimento su un lungo tratto che costeggia la strada.
Oltre che sull’asfalto, un masso ha sfondato una parete dello chalet La Scala, ex ristorante da anni abbandonato, e alcuni di grossa portata si trovano ora sul cortile del nuovo residence, appena costruito al posto dell’hotel Imperia.
Gli appartamenti del residence, già tutti venduti, venerdì sera fortunatamente erano disabitati, come succede normalmente in questa bassa stagione. Alcuni massi hanno spezzato anche le belle staccionate in legno che delimitano il giardino.

Sul posto sono intervenuti immediatamente tutte le Forze dell’Ordine, il Soccorso Alpino, il Consorzio Forestale di Oulx ed il Sindaco Francesco Avato, che ancora scosso ha preso atto dell’improvviso fenomeno naturale: «È un miracolo che non ci siano stati danni alle persone e case. Tutto potrà essere rimediato, anche se ci vorrà tempo».

Per intanto il Sindaco ha subito emesso un’ordinanza per la non percorribilità del tratto stradale e per la non abitabilità del residence. La strada in questione è anche un collegamento transfrontaliero. Infatti non solo è un accesso per Valle Stretta, già in territorio francese, ma collega, attraverso il Colle della Scala, attualmente aperto, il vicino Delfinato. La Valle Stretta per ora potrà essere raggiunta solo transitando dal Monginevro o da Briançon.

Naturalmente tutta la zona interessata dalla frana è stata transennata, con divieto assoluto di transitare. Secondo i geologi ci sono ancora altri 150 mc. di massi in bilico.

Ma com’è potuto accadere un evento del genere senza fenomeni temporaleschi in corso? «Si tratta di rocce dolomie miste a calcaree – sottolineano il geologo Zeno Vangelisti ed il direttore del Consorzio Forestale Alberto Dotta –, non sono friabili, ma probabilmente il grande gelo di quest’inverno e il caldo scoppiato improvvisamente in questi due giorni hanno creato le condizioni favo revoli per un cedimento.

Già nel 1987 e nel 2000 erano scesi dei massi, qualcuno era persino arrivato alla chiesetta Sacre Coeur».
«Senza dubbio – ha aggiunto l’assessore Salvatore Sergi, – tutto il lavoro di contenimento, eseguito nel 2006, è stato molto utile, perché ha protetto comunque le abitazioni, ma la violenza della frana è stata inimmaginabile».
«È un fenomeno assolutamente naturale – ha spiegato il ricercatore del CNR (istituto di protezione idrogeologica) Domenico Tropeano – non dobbiamo demonizzare la montagna. Analizziamo il fatto da un punto di vista geologico ovvero con fenomeni che ciclicamente si ripresentano, generalmente ogni decennio. La conca di Bardonecchia si trova su un asse N45°E che separa due tipi di rocce percettibilmente in movimento di pochi millimetri all’anno. Ricordo la frana del 1971, quasi nello stesso luogo, nel 2001 in località Les Aies sotto Rochemolles: non essendoci case o sentieri o strade non ha destato scalpore, ma posso portare altri esempi come quella di Exilles, l’anno scorso, o quella di Cesana. La montagna geologicamente parlando è in movimento. Il crollo cui abbiamo assistito si è manifestato in maniera ciclopica, perché i massi staccatisi dalla parte di roccia scendendo hanno acquistato energia cinetica, travolgendo numerosi alberi, e trovando solo le reti di protezione ed un piccolo vallo prima della strada hanno interrotto la loro corsa sulla strada».

Molti abitanti di Melezet e non solo, durante il weekend, si sono assiepati sul parcheggio degli impianti di sci per osservare e commentare l’accaduto. Tra loro ci sono molti anziani che ricordano che in passato tutti sapevano che quella era una frana storica. Già nei secoli scorsi, e si parla del Quattrocento, il centro abitato di Melezet, costruito allora sul Pian del Colle, causa un’inondazione del Rio Gorgia, si era trasferito molto più a valle della frana, già nota per i rischi. [Luisa Maletto]









MA SIAMO BRAVI AD 

USCIRE DALLE GRANE

COSI': .......







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