Operai cinesi in rivolta contro la globalizzazione
Da settimane 5mila operai cinesi di una joint-venture cino-americana che produce pneumatici hanno deciso di incrociare le braccia contro l'acquisto della casa madre americana da parte di un gruppo indiano
Chi di globalizzazione ferisce, di globalizzazione ….perisce.
Più di 5mila operai cinesi di una joint-venture cino-americana che produce pneumatici sono da giorni in sciopero contro l’acquisto della casa madre americana da parte di un gruppo indiano. I lavoratori della Cooper Chengshan hanno bloccato la produzione dal 13 luglio nella provincia del Shandong per protestare contro l’acquisto dell’americana Cooper Tire & Rubber (che possiede il 65% della Cooper Chengshan) da parte dell’indiana Apollo Tyres.
La notizia, riportata dall’agenzia Nuova Cina, è di quelle che fanno discutere visto l’incrocio di nazioni tra paesi emergenti e industrializzati rischia di essere la parabola di un fenomeno avviato all’inizio del millennio.
La trattativa è iniziata il 12 luglio con l’annuncio della Cooper e di Apollo dell’accordo su un’operazione di acquisto, per un totale di circa 2,5 miliardi di dollari, che dovrebbe consentire agli indiani di diventare – una volta che si sarà conclusa la transazione – il settimo più grosso produttore di pneumatici del mondo.
Tuttavia, il derbi è tutto in casa degli emergenti visto che gli operai cinesi hanno espresso dubbi circa la capacità del gruppo indiano di rimborsare i crediti sottoscritti per questa acquisizione realizzata per la gran parte attraverso l’indebitamento e temono sia per i loro posti di lavoro che per le condizioni di lavoro, a detta loro minacciate dall’ingresso degli indiani.
In effetti, secondo l’agenzia di stato, attraverso prestiti bancari ed emissioni obbligazionarie gli indiani di Apollo intendono racimolare 2,1 miliardi dei 2,5 miliardi dovuti per l’acquisto di Cooper. Secondo Nuova Cina gli operai della Cooper ChengShan temono per il futuro della loro industria in quanto ritengono che Apollo non sarà in grado di rimborsare il colossale debito sottoscritto. Per Yue Chunxu, direttore del sindacato di fabbrica che spinge per vedere annullata l’intera operazione, si tratta di una totale mancanza di rispetto per gli operai cinesi oltre che di una violazione delle leggi cinesi. Il 35% della Cooper Chengshan è infatti controllato dal gruppo cinese Chengshan group.
Questo sciopero é l’ultimo di una lunga serie di proteste sociali che hanno agitato in questi ultimi mesi diverse joint-venture tra fabbriche cinesi e straniere. Basti pensare che a giugno alcuni operai che lavoravano per un produttori di materiale farmaceutico con base negli Stati Uniti hanno preso in ostaggio per circa una settimana un quadro americano per protestare contro un progetto di licenziamento di 30 operai.
Gli operai cinesi stanno sempre più esprimendo il loro malcontento: si stanno infatti moltiplicando i conflitti sociali quest’anno tanto più che molti imprenditori chiudono improvvisamente le fabbriche e non pagano i salari. Questo sciopero nella provincia dell’est della Cina, lo Shandong scoppia proprio in un momento in cui Cina e India hanno di recente deciso di rafforzare le loro relazioni commerciali. A maggio di quest’anno il primo ministro cinese Li Keqiang si è recato in visita di stato in India dove ha promesso di aprire il mercato cinese alle esportazioni indiane.
Che succede se ora invece del fenomeno Cindia ognuno si riprende le lettere che gli appartengono: Cina vs India?
@raffacascioli
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