SIAMO OMOLOGATI E VALUTATI PER QUELLO CHE ABBIAMO E NON PER
QUELLO CHE SIAMO - «Oggi veniamo valutati in base a ciò che abbiamo e
non in base a ciò che siamo. Il mondo industrializzato e le
multinazionali, che pensano a come dobbiamo consumare, hanno cambiato
attraverso la televisione i nostri usi, consumi e costumi. Negli anni
'70 esistevano le ideologie, e a seconda di come si era vestiti, della
musica che si ascoltava o della droga che si consumava (es. cocaina di
destra, eroina di sinistra), si capiva se si era di destra o di
sinistra. Oggi non c'è più questa differenza, non c'è più l'ideologia,
siamo tutti allo stesso modo, ricchi e "poveri", anzi se siamo "poveri"
tendiamo a far vedere che abbiamo qualcosa di firmato addosso. Oggi i
ragazzi vestono, mangiano, comprano allo stesso modo. C'è
un'omologazione di usi, costumi e consumi. Le trasmissioni televisive
sono uguali in diversi continenti, cambia solo il presentatore e la
lingua. Passa la stessa pubblicità, passano gli stessi concetti, passa
lo stesso modo di pensare e di reagire. È un modo per non farci pensare,
cioè di farci avere le cose senza sforzarci a costruirle e a pensarle, e
ci porta all'omologazione del pensiero, dei gusti e quindi dei consumi.
Al punto che un soggetto oggi viene accettato solo in base a ciò che ha
e non in base a cosa fa, a chi è.
UN PROF OGGI E' UNO SFIGATO,
UNO 'NDRANGHETISTA IL MODELLO VINCENTE - «Esempio: quarant'anni fa, un
professore che passava sul Corso di Reggio Calabria, veniva salutato,
guardato con ammirazione, perché era una persona di cultura. Oggi invece
gli alunni guardano il professore e pensano che è uno sfigato, perché
fuori ha la Punto, la Panda, la Fiesta, la Clio... mentre guardando il
corriere di cocaina, il garzone di 'ndrangheta, che parcheggia il Suv
sotto e scende con la grossa catena al collo è il modello vincente.
Dicono: "vedi, quello non ha mai studiato, non ha mai lavorato, ed ha
una macchina da 80.000 euro. Quello è il modello vincente!"
LA
GARA PER PAGARE IL CAFFE' AL BAR ALLO 'NDRANGHETISTA - «Cosa accade poi?
La mattina, quando c'è il rito del caffè al bar, dopo che molti
impiegati della pubblica amministrazione di Reggio timbrano il
cartellino ed escono, il capomafia 'ndranghetista si mette
scientificamente di fronte al bar e vedete questa classe impiegatizia o
piccolo borghese che fa a gara a chi gli deve pagare il caffè.
Immaginate che insegnamento si dà ai bambini che passano alla stessa ora
per andare a scuola e vedono che al mafioso si fa a gara per pagare il
caffè. Vedete, però non si può essere bipartisan: ciò che ci manca è la
coerenza. Per parlare bisogna anche rinunciare al quotidiano, bisogna
fare tanti sacrifici, bisogna rinunciare anche ad andare a prendere il
caffè alle 8 se si sa che c'è lo 'ndranghetista che sta lì davanti al
bar a stazionare di proposito per farsi salutare e farsi vedere dalle
persone. Il caffè non vado a prenderlo lì, lo prendo a casa con mia
moglie, è più "buono". La 'ndrangheta si nutre di atteggiamenti, di
comportamenti, è il mafioso che deve apparire il modello vincente. La
ndrangheta cerca potere e vive del consenso popolare. Si propongono come
presidenti di una squadra di calcio, sfilando accanto a preti e
notabili in processione, facendo offerte generose a santi e parrocchie.
CI
VUOLE COERENZA, GUARDIAMOCI ALLO SPECCHIO PRIMA DI PROTESTARE - «La
coerenza costa, costa tantissimo, credetemi. Vi invito, prima di
protestare e di contestare, la mattina, a guardarci allo specchio e
vediamo se diamo tutto di noi stessi e se facciamo bene il nostro
lavoro, oppure se commettiamo mediamente tre-quattro abusi al giorno,
noi che ci sentiamo per bene e onesti».
Nicola Gratteri
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