mercoledì 17 luglio 2013

RAZZZZZZISMO









I VOCABOLI : ANTIRAZZISTA INTEGRAZIONE,RAZZISTA,


QUOTE ROSA,SONO QUELLI TRATTATI NEL MODO PIU' IDIOTA SU TUTTO IL TERRITORIO EUROPEO.I RISULTATI DELLA LORO APPLICAZIONE PARLANO DA SOLI

in lacrime al processo
Arriva la condanna: tredici mesi

L'ex consigliera di quartiere della Lega di Padova si difende: «Non era mia intenzione insultare un'altra donna». L'avvocato: «Faremo ricorso»

PADOVA - È stata condannata ad un anno e un mese di reclusione (pena sospesa) e all'interdizione per 3 anni dai pubblici uffici Dolores Valandro, l'ex consigliera di quartiere leghista che un mese fa postò su Facebook la frase riferita al ministro Cecile Kyenge: «Mai nessuno che se la stupri...». L'accusa poco prima col pm Dini aveva chiesto una pena leggermente più pesante, un anno e quattro mesi di reclusione.
«Presenteremo di sicuro appello. Porterò questa questione fino a Strasburgo se necessario». Lo ha detto l'avvocato Massimiliano Nicolai, difensore di Dolores Valandro, dopo la lettura della sentenza. «Nella frase della Valandro c'è diffamazione, è vero - ha continuato Nicolai - ma non c'è un solo riferimento al colore della pelle, l'etnia o il paese di provenienza del ministro. Niente che motivi l'odio razziale».
«Non era mia intenzione come madre e come donna insultare un'altra donna, mi è però passato davanti agli occhi un episodio capitato a mia figlia. È stato un attimo di impulsività perchè non ho mai visto atti così violenti nei confronti delle donne perpetrati dagli italiani». Così Dolores Valandro, l'ex consigliera di quartiere della Lega a Padova, si è espressa in lacrime durante la deposizione al processo che la vede imputata per istigazione a commettere atti di violenza sessuale per motivi razziali, dopo aver scritto sulla sua pagina Facebook «Mai nessuno che se la stupri...» all'indirizzo del ministro Cecile Kyenge.
«Non era riferito alla Kyenge - ha aggiunto - Mi è dispiaciuto vedere che il ministro non ha avuto parole di sostegno nei confronti delle donne». «Il ministro poteva essere di qualsiasi colore - ha concluso Valandro, incalzata dalle domande degli avvocati delle parti civili - ma è stato un impulso perchè non ha detto alcuna parola nei confronti di queste povere donne». (Ansa)


17 Luglio 2013





























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Oscar Farinetti, il patron di Eataly, spara a zero: "Calderoli è una scimmia". Non ha coscienza, quindi non è un essere umano. Parole dure pronunciate con quella stessa irrefrenabile ironia offensiva che giorni fa ha spinto Calderoli a definire il ministro Kyenge un orango. Farinetti parla a La Zanzara su Radio24, "È rimasto una scimmia perché non ha coscienza e le persone senza coscienza sono scimmie, non tutte le scimmie sono diventate umane, alcune sono rimaste scimmie. Dunque non dovrebbe stare in Parlamento, dovrebbe dimettersi da umano", la dichiarazione integrale di Farinetti. Che aggiunge: vietato l'ingresso a Eataly per Calderoli, "ragioni igieniche". E tanto per non farsi mancare nulla aggiunge: "Sono contrario alle battute sull'altezza di Brunetta, anch'io mi arrabbio se dicono che non ho i capelli. Ma Brunetta ogni tanto se le tira, fa parte del partito dei cattivi, quelli sempre incazzati che ce l'hanno col mondo". Farinetti infatti fa parte del partito dei buoni che il mondo l'hanno già intortato col marketing dei sapori, ma sotto sotto, dietro la rudezza contadina che si fece blockbuster del cibo, c'è sempre il desiderio incontrollato di sconfinare in politica, paciosi quanto lupi.



Malala, il leader talebano chiede scusa

Adnan Rasheed scrive una lettera alla ragazzina pachistana ferita lo scorso ottobre da uno sparo alla testa

Malala durante il suo intervento all'Onu (Reuters/Brendan McDermid)Malala durante il suo intervento all'Onu (Reuters/Brendan McDermid)
«Quando sei stata attaccata è stato uno choc per me, non avrei mai voluto che accadesse». A scrivere queste parole a Malala Yousafzai non è uno dei milioni di ammiratori che la sedicenne pachistana sopravvissuta ad un attacco dei talebani lo scorso ottobre ha conquistato con il suo coraggio in tutto il mondo. L’autore della lettera, pubblicata ieri dal sito della tv ingleseChannel 4 è un noto comandante talebano, Adnan Rasheed (il quale ne avrebbe anche confermato l’autenticità allo stesso sito), che fa parte proprio dell’organizzazione Tehriki Taliban che ha rivendicato l’attentato a Malala. La lettera di oltre tre pagine, scritta «a titolo personale», alterna toni di rimorso (ad un certo punto definisce l’attentato un «incidente») a parole di minaccia. Ben presto comunque si trasforma in una giustificazione dell’attacco dei talebani contro la ragazzina, che il 12 luglio, nel giorno del suo compleanno ha parlato all’Onu in difesa dell’istruzione delle bambine e contro l’estremismo che la ostacola.

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